La società di topi: un terribile esempio

by Matteo Rubboli

Luglio 1968. National Institute of Health a Bethesda, Maryland. Lo scienziato John Calhoun posiziona 8 topi bianchi in un recinto quadrato largo 2,7 metri con pareti alte 1,3 metri, aperto in alto per permettere l’osservazione degli animali.

Gli 8 topi scelti come cavie vengono posizionati in un mondo in cui non è necessario alcuno sforzo per difendersi dai predatori o per procurarsi il cibo, e inoltre sono protetti dall’insorgere delle malattie. Devono solo mangiare e riprodursi . Universo 25, così si chiama la gabbia, ha uno spazio orizzontale libero e tante nicchie disposte nei muri verticali, che possono essere raggiunte dai topi grazie a delle griglie in ferro saldate sulle pareti. Le nicchie sono collegate da 4 tunnel e sono complessivamente 256, un numero di nidi sufficienti ad ospitare ed a garantire la sopravvivenza di 3.800 topi in tutto. La gabbia viene pulita ogni 4 settimane.

La vita all’interno della gabbia è teoricamente un paradiso. Niente gatti, niente trappole, niente caldo o freddo, e nemmeno il rischio di finire vivisezionati come cavie od oggetto di operazioni con bisturi e siringhe. Nulla di tutto questo. Semplicemente mangiare e riprodursi. E infatti il numero di topi inizia a crescere vertiginosamente. La popolazione, dopo un periodo di circa 3 mesi di adattamento, raddoppia ogni due mesi. Prima 20 topi, poi 40, poi 80 e così via. In seguito la curva di crescita cala un po’ ma la popolazione raggiunge le 620 unità nell’Agosto del 1969, un anno dopo l’inizio dell’esperimento. Dopo 560 giorni, quindi dopo circa un anno e mezzo dal momento in cui furono introdotte quelle prime 4 coppie di topi, Universo 25 raggiunge il massimo della sua popolazione con 2.200 esemplari. ( anche se non ha raggiunto le disponibilità teoriche).

Poi, le cose iniziano a cambiare. I topi vivi superano di molto i ruoli sociali disponibili, e si iniziano a notare delle anomalie comportamentali che diventano sempre più innaturali. Alcuni maschi iniziano ad attaccare femmine e neonati. Altri diventano pansessuali, tentando di avere rapporti con tutti i topi disponibili. Le femmine rimaste sole, in pericolo perché minacciate dai maschi, si rifugiano nei nidi più alti portando con sé la prole, alla quale però non sono in grado di provvedere perché impegnate nella difesa del territorio. La stragrande maggioranza dei piccoli viene lasciata morire e nessuno si cura di loro. In alcune zone di Universo 25 il tasso di mortalità dei piccoli raggiunge il 96%. Altri esemplari all’interno della gabbia, definiti da Calhoun “i Belli”, non si preoccupano di nulla se non di mangiare e lisciarsi il pelo, e sono gli unici che non riportano ferite da combattimenti con altri individui. I gruppi di topi rimasti che girano all’interno della gabbia sono sproporzionati, a volte con un solo maschio per 10 femmine oppure di 20 maschi e 10 femmine. In questa situazione esplode la violenza, il pansessualismo e persino il cannibalismo (nonostante il cibo fosse abbondantemente disponibile), che porta al totale collasso l’utopia di Universo 25.                                             Dal 600-esimo giorno in poi la popolazione inizia a calare, e l’ultima nascita risale al 920-esimo giorno, il 1° Marzo 1970. L’esperimento termina 5 anni dopo il suo inizio, nel 1973, con la società dei topi che è completamente estinta e con la morte dell’ultimo topo.   Quello che doveva essere un paradiso per topi si è rivelato un inferno. La società di topi in cui non esistevano esigenze se non quelle di interazioni sociali era collassata, annientata dalla mancanza di ruoli sociali da impiegare a causa della sovrappopolazione, infine distrutta dai suoi stessi membri.

Nel 1973, Calhoun pubblicò la sua ricerca sull’Universo 25 dal titolo “Death Squared: The Explosive Growth and Demise of a Mouse Population”.

E’ chiaro l’avvertimento dell’esperimento: troppi uomini sono incompatibili con la civiltà e con la stessa vita.   Stiamo attenti a non fare la fine dei topi

 

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