Sovrappopolazione. Vero o falso problema?

Sovrappopolazione:vero o falso problema ?

Rev.2024

Pensate a come sarebbe più facile e felice la vita di un uomo medio se, con le attuali conoscenze tecnologiche, mediche e scientifiche, sulla terra ci fosse lo stesso numero di abitanti del 1950 : 2 miliardi e passa di persone.

La Terra sarebbe quasi un Paradiso Terrestre, con ampi spazi di natura incontaminati e con ogni genere di beni disponibile per tutti. Certo ci sarebbero ancora disuguaglianze sociali: ricchi troppo ricchi e poveri che non se la cavano troppo bene.

Ma il numero di beni a disposizione sarebbe tale da rendere molto ma molto più facile di oggi la possibilità di ognuno di avere una vita decente, scuola, ospedali, lavoro. E sopratutto di avere una sua funzione nel consorzio umano senza sentirsi una entità senza alcun valore

Nel 1950 eravamo peraltro alla vigilia della così detta rivoluzione verde: nuove tecniche agricole che permisero di aumentare la resa dei campi anche del 250%. Anziché approfittare della circostanza per dare da mangiare a tutti, abbiamo cominciato a fare figli in maniera assolutamente nuova ed anomala, vanificando nel giro di 40 anni i vantaggi della rivoluzione agricola.

Non e’ del resto strano: gli uomini, al pari di ogni altro essere vivente, si sono sempre attestati sul numero massimo di persone che un dato territorio , con le tecniche e le condizioni di quel momento, poteva sopportare. Ed oggi siamo in grado, con la medicina e la tecnologia, di occupare in maniera totale tutto il pianeta.

Aloe spiralis

Un po’ di storia

Ma torniamo indietro. 70.000 anni fa era l’epoca dei cacciatori-raccoglitori .

E’ stato il momento più felice dell’umanità, ricordato dai Greci come l’età dell’Oro: eravamo più o meno 15 milioni in tutto il mondo e per mangiare a sazietà dovevamo lavorare solamente due -tre ore al giorno, raccogliendo i frutti della terra e cacciando qualche animale. Quando l’ultimo mammut è stato mangiato, siamo stati costretti a ripiegare sulla coltivazione dei cereali. L’agricoltura ha creato le prime grosse diseguaglianze sociali, ma ci ha dato la possibilità di crescere fino ad arrivare a 100 milioni nel 500 a.C. Certamente un contadino all’epoca dei faraoni viveva molto peggio del suo antenato cacciatore. Ma ormai la densità di popolazione nell’area del Mediterraneo , del Medio Oriente e del Mar della Cina (le zone temperate: quelle dove l’uomo ha la vita più facile) era tale che non si poteva più pensare solo alla caccia.

Comunque l’umanità è andata avanti, come si può vedere del grafico allegato, con piccoli aumenti lineari, fino al 1750. E’ vero che ogni coppia faceva dieci e magari piu’ figli. Ma ne arrivavano all’età riproduttiva poco più di quei due che permettevano iI mantenimento della specie e, magari, anche un lieve aumento. Ogni volta che c’era un miglioramento tecnologico – il fuoco, l’aratro, la domesticazione degli animali – gli uomini aumentavano corrispondentemente di numero, sempre raggiungendo il limite massimo che la tecnologia gli permetteva.

Nel 1750 però , come si vede nel grafico, che riporta l’andamento della crescita umana dalla nascita di Cristo ad oggi, è iniziata una anomala fase di crescita esponenziale molto rapida. Era cominciata l’età della scienza. Lo sfruttamento di nuovi territori prima (le Americhe), la disponibilità di energia a basso costo e, infine , il progresso della medicina, hanno permesso un sempre più rapido incremento del numero degli uomini.

sovrappopolazione

Dal 1750 la popolazione è aumentata di 14 volte, la produzione di beni di 240 volte ed il consumo di energia di 115 volte. L’ultimo vertiginoso incremento lo abbiamo avuto , come si vede dal grafico, nel 1950 con la rivoluzione verde e la creazione di eccezionalmente benefici OGM.

Ancora una volta, abbiamo sprecato l’occasione di migliorare la nostra vita, usufruendo del cibo e dei beni che la scienza ci metteva a disposizione, per avviare una riproduzione sfrenata ed assolutamente innaturale.

fig 3

In questo secondo grafico facciamo vedere, in maggior dettaglio, l’aumento negli ultimi anni. In rosso le previsioni

Oggi però ci sono molte ragioni che ci fanno temere che siamo arrivati alla fine della corsa. Vediamo il perché.

La situazione attuale

E’ opportuno fare una precisazione. Quando parliamo di riscaldamento globale, di inquinamento, di fine delle risorse ecc.ecc., parliamo ovviamente di quella fascia della terra che chiamiamo biosfera. La biosfera è composta – diciamo – da 5 km di aria sopra di noi, che è la zona in cui possiamo vivere, e da 1 mt di terra sotto, che è la zona in cui vi è vita e dove nascono le nostre culture. Beh, se immaginiamo di guardare la Terra dalla Luna, la vedremmo come una palla di circa 2 mt di diametro. La biosfera sarebbe uno straterello di 0,83 mm su questa palla. Non si vedrebbe neanche.

Questo ci può far capire come siamo effimeri, noi e tutta la vita. Siamo delle labili ed infinitesimi escrescenze sul pianeta. Dell forme parassitarie di nessuna importanza. Quando l’uomo e la vita saranno finiti, la Terra continuerà indisturbata il suo viaggio nell’universo nei millenni a venire. La nostra unica forza è lo Spirito. Con lo Spirito possiamo viaggiare fino agli estremi confini dell’Universo, capire e capirci. E dobbiamo sfruttate l’unica forza a nostra disposizione: la ragione. E quando, ad esempio, diciamo che la Terra si sta riscaldando, dobbiamo ricordare che non stiamo parlando del globo terrestre nella sua interezza, ma di quella minuscola, effimera striscia in cui ci muoviamo e viviamo. Detto questo occorre dire che la fertilità umana sta diminuendo: abbiamo raggiunto oggi, a fine 2024, gli 8 miliardi. Stiamo seguendo la curva più bassa tra quelle indicate nella fig.2 . Dovremmo raggiungere un picco di 10,3 miliardi nel 2084 e poi scendere a 10,18 miliardi nel 2100.

La popolazione mondiale si sta muovendo in questo modo:

fig 10

Questo significa anche un profondo spostamento nella popolazione mondiale e quindi nell’importanza dei vari continenti:

Continenti

Ab.1950(miliardi)

Ab.2050(miliardi)

Africa

0,25

2,5

Asia

1,5

5,5

Europa

0,55

0,71

Nord America

0,19

0,43

Sud America

0,19

0,78

E’ evidente la diminuzione di importanza dell’Europa e del Nord America. Nel 1950 l’Occidente conteneva il 27% della popolazione mondiale. Nel 2050 ne conterrà l1%.

Ma questo scenario è possibile ? Vi sono parecchi dubbi. Esaminiamoli

Il problema alimentare

Attualmente abbiamo, sulla terra, 670 milioni di ettari di terre coltivabili, che producono 2,17 miliardi di tonnellate di cereali. Si calcola che sulla terra vi potrebbero esserci – deforestando totalmente – ca. 1,4 miliardi di ettari di terre coltivabili. Una estensione che potrebbe produrre 4 miliardi di tonnellate di grano. Supponendo che tutta l’umanità diventi vegetariana (cosa molto difficile ) sulla terra potrebbero sopravvivere, ca. 15 miliardi di persone. Ovviamente andrebbe persa ogni biodiversità, sarebbero sterminati tutti gli animali selvatici, anche semplicemente perché non avrebbero più un habitat adatto e la terra diventerebbe un posto molto brutto in cui vivere Ma si tratta comunque di un limite teorico. Contemporaneamente all’aumentare della popolazione si avrebbe un aumento dell’inquinamento, una diminuzione dell’ossigeno a disposizione, un calo delle risorse non rinnovabili e altri pericoli, tra cui il cambiamento climatico. Al riguardo – ne parleremo più avanti – queste variabili sono state esaminate scientificamente all’MIT con modelli matematici su incarico del club di Roma(vedere articolo).   Non vi è dubbio che, ad un certo punto – probabilmente verso il 2050 – la produzione alimentare comincerà a calare per effetto dell’esaurimento delle risorse, dell’inquinamento, della caduta della fertilità del suolo e si avrà un drastico calo della popolazione. Senza contare che l’esperimento sui fatto sui topi (vedere l’articolo) dimostra che la sovrappopolazione e l’ozio non sono compatibili con la vita: i topi si sono estinti e noi faremmo la stessa fine.

Ma Vi sono altri pericoli molto gravi ed altri limiti che non possiamo superare: in questo momento siamo di fronte agli sconquassi provocati dal cambiamento climatico. Ma il cambiamento climatico è provocato da noi o è un fatto naturale ? Beh, noi stiamo uscendo dalla così detta “piccola glaciazione”. La Groenlandia, che come dice il nome – era tutta verde intorno all’anno mille, si è coperta di ghiaccio intorno al 1700. Da allora la Terra si sta di nuovo scaldando. Peraltro noi, con l’energia che oggi produciamo e consumiamo sulla terra siamo in grado di accellerare questo riscaldamento e anche in maniera grave. Ricordiamo sempre che parliamo della biosfera, non della intera Terra. Cioè di un piccolo strato di aria. E’ un calcolo alla portata di un qualsiasi liceale. Noi consumiamo oggi circa 471. 10 18 Joule. La massa dell’aria è di ca 5,15. 1018 kg. Il calore specifico dell’aria -cioè il calore necessario per innalzare di 1 C° la temperatura di 1 kg di aria – è di ca. 1030 J/kg.C°.

Allora noi, ogni anno, alziamo la temperatura dell’aria di 0,09 C°. Il calcolo è estremamente grossolano e farebbe inorridire qualsiasi professore di fisica: il calore specifico varia con la pressione, la massa dell’aria con l’altezza, il calore viene in buona parte irraggiato verso lo spazio esterno. Insomma un calcolo del genere non ha nessuna pretesa di precisione. Serve solo a far vedere che la nostra attività ha ormai una influenza sulle condizioni ambientali. E vi è il sospetto che l’influenza sia molto grave: la temperatura sta rapidamente crescendo(vedere gli articoli sull’effetto serra e sul contenuto di CO2 nei ghiacci). Troppo rapidamente perché il fenomeno sia naturale. E se, come gli scienziati prevedono, si alzasse di 2 gradi entro il 2050, andremmo contro, con lo scioglimento dei ghiacciai e l’alzamento del livello dei mari, a cataclismi di ogni tipo ed alla scomparsa di città (Venezia) e di continenti. Tra l’altro, sarà un caso, ma 0,09 C°/anno sono proprio ca. 2 C° al 2050.

Ma il CO2 è un problema ?

Nell’articolo sull’effetto serra si evidenzia che il CO2 contribuisce, come il metano ed altri gas, all’effetto serra. E’ però contenuto nell’aria in una percentuale 100 volte inferiore a quella del vapor d’acqua, che ha anche un effetto serra 100 volte superiore. Quindi il contributo del CO2 all’effetto serra non sembra molto rilevante. Vi è però sicuramente un effetto moltiplicativo. Ed è però anche vero che ad un aumento del CO2 si è sempre riscontrato un aumento della temperatura della Terra. Ma vi è il sospetto che sia l’aumento di temperatura a causare un aumento di CO2, non il contrario.

Ma adesso la quantità di CO2 è passato da 200-300 ppm, come era nell’epoca pre-industriale, a 430 ppm. Una quantità che non vi era mai stata negli 800.000 anni su cui noi possiamo condurre le nostre osservazioni. Il che, in un modo o nell’altro, non ci indica niente di buono. Come minimo indica che il così detto ciclo del carbonio sta cominciando a funzionare male. Cosa è il ciclo del carbonio ? Il CO2 immesso nell’atmosfera dai vulcani, e adesso da noi, viene immagazzinato dai coralli sotto forma di Carbonato di Calcio. Diventa poi, in migliaia di anni,  montagne e rocce che poi vengono inghiottite dai movimenti di subsidenza della crosta terrestre. Riemerge dopo 500.000 anni con l’attività vulcanica, di nuovo come CO2. Contemporaneamente le piante assorbono anche loro il CO2, emettono l’ossigeno che ci consente di respirare e utilizzano l’atomo di carbonio per fare la loro legna. Noi viviamo in realtà, in simbiosi con le piante: se non ci sono le piante, non ci possiamo essere neanche noi. Non possiamo  deforestare troppo e neanche uccidere i coralli:   moriremmo asfissiati.  Tra l’altro l’aumento di concentrazione di CO2 nell’acqua dei mari ne provoca la cosidetta acidificazione. E l’acqua acida uccide i coralli. E’ quella regolazione automatica di CO2 nell’atmosfera che ha permesso la vita sulla terra.      Regolazione che però noi stiamo modificando con conseguenze non prevedibili, ma sicuramente non belle. Il CO2 aumenta e l’Ossigeno, viceversa, diminuisce. La Terra non riesce più a regolarsi. Si calcola che i vulcani, oggi, versano nell’atmosfera dai 100 ai 200 milioni di tonnellate di CO2/anno. L’attività umana 29 miliardi di tonnellate. 117 volte di più. I combustibili, specie il carbone, contribuiscono a questa quantità per il 64% . Ma il 34% è dato dal gravissimo fatto che continuiamo a deforestare per creare campi da arare, diminuendo così il rinnovo di ossigeno. Nei mari è immagazzinata una quantità enorme di CO2 : 37.400 miliardi di tonnellate. Un aumento di temperatura potrebbe liberare altrettanto grandi quantità di CO2. Insomma la nostra esistenza è ancorata a  delicati equilibri che dobbiamo ad ogni costo cercare di non alterare.

Vero, verissimo che una improvvisa e catastrofica eruzione vulcanica potrebbe alzare il livello di CO2 molto più rapidamente di quello che possiamo fare noi. Noi siamo tutti molto simili geneticamente e praticamente fratelli, perché 70.000 anni fa il vulcano di Toba, nell’isola di Sumatra, ebbe una eruzione che estinse quasi tutto il genere umano salvo qualche famiglia. Probabilmente sopravvissero solo qualche decina di individui.

Ma ovviamente è molto stupido che siamo proprio noi a procurarci i guai.

Bisogna tenere presente che un uomo delle aree più ricche, un americano ad esempio, produce, respirando, cuocendo i cibi, andando in macchina ed in aereo ecc. ecc., da 3 a 10 Tonnellate di CO2 all’anno. Una foresta di un ettaro smaltisce ca. 2 tonnellate di CO2 per anno. Ogni americano, supponendo che emetta la media di 5 tonnellate di C02/anno, dovrebbe circondarsi quindi di almeno 2,5 ettari di foresta. Ma il patrimonio forestale attuale è di ca. 4 miliardi e 587 milioni di ettari. Il che significa che il nostro ecosistema può sopportare un massimo di 1,8 miliardi di americani. Impensabile che tutti i 7 miliardi di esseri umani arrivino al livello degli americani. Non solo ma ogni nuovo nato in più richiede la distruzione di un pezzo di foresta per dargli da mangiare. Oltre che a consumo di energia per scuola, ospedale, posto di lavoro ecc,ecc. Non siamo – per dirla in maniera ottimistica – in una buona situazione.

A proporsi di ridurre il CO2 e quindi l’uso dei combustibili fossili è d’altra parte solo l’Europa: l’8% della popolazione mondiale. Che l’Europa inquini o no non ha ormai alcune importanza a livello mondiale. Tutti gli altri paesi del mondo sono tesi solo a sopravviver ed a migliorare il loro livello di vita. Dell’inquinamento globale, del CO2, della fine del ciclo del carbonio non gliene frega niente. L’azione degli europei è quindi inutile e stupida. Andrebbero semmai fatte campagne a favore di una filiazione controllata e responsabile. Cosa più semplice e di più immediati vantaggi di quello di non bruciare carbone,

Il prossimo futuro

Vi è sempre nella natura una certa qual capacità di regolazione. La fertilità dell’uomo sta diminuendo come abbiamo visto dalle proiezioni precednti

Purtroppo in questi ultimi 5 anni la fertilità è tornata ad aumentare, soprattutto per effetto dello smodato aumento di nascite che si è avuto in Africa e nel Sud America.

Abbiamo visto che l’Africa dovrebbe raggiungere, nel 2050, i due miliardi e mezzo. Una cosa assolutamente dissennata e, nella realtà, impossibile.

E’ molto difficile peraltro che questo aumento possa continuare, anche per effetto degli altri limiti: aumento dell’inquinamento, dimuinuzione delle risorse, aumento del riscaldamento globale e della siccità nei terreni agricoli

Il consumo mondiale di energia aumenta dello 0,9 % per anno. Non solo ma si hanno grandi differenze di consumi tra paese e paese. Negli USA, si consuma pro capite 19 volte più energia di quanto sia consumata in India e 4,8 volte più della media mondiale. E’ giusto? E’ sbagliato? Il problema non si pone. Se tutti gli abitanti del globo volessero consumare come negli USA, l’immissione di CO2 nell’atmosfera aumenterebbe di 5,6 volte, l’inquinamento diverrebbe insostenibile, l’esaurimento delle risorse immediato. Ed il riscaldamento globale sarebbe ancora più accentuato, sia che sia dovuto all’effetto serra o, semplicemente,  all’energia che consumiamo e che va a riscaldare l’aria. Ci sarebbe l’Apocalisse

Come noto non è necessario produrre CO2 per avere energia. Il CO2 è prodotto dalla combustione: legna, petrolio e sopra tutto, carbone. L’energia nucleare e le energie rinnovabili ( eolica, idroelettrica, solare) ci danno energia senza produrre CO2 e senza aumentare l’effetto serra. Tra l’altro il sole manda sulla terra in ogni momento una potenza di 86. E +12 W. A noi, per coprire tutto il fabbisogno mondiale, ne bastano 8.000 volte di meno.

Usando una quantità neanche troppo elevata di pannelli solari possiamo avere tutta l’energia che ci occorre. Per l’Italia basterebbe coprire con pannelli solari una quantità di ca. 230.000 ettari: un decimo della Lombardia. Tenete presente che non occorre usare i campi: i pannelli si possono installare sui tetti delle case.

Peraltro anche l’eliminazione del CO2 non eliminerebbe il problema; tutta l’energia che consumiamo va in definitiva a riscaldare la Terra, anzi la biosfera. E ancora: qualsiasi cosa noi facciamo, non da mai solo risultati positivi. Ha sempre uno, spesso non prevedibile,  riscontro negativo. Ad esempio: per utilizzare l’energia solare abbiamo bisogno di accumularla in batterie durante la notte. Ma c’è il forte sospetto che la produzione e lo smaltimento delle batterie comporti una maggiore consumo di energia rispetto all’usare petrolio e carbone.

I limiti dello sviluppo

Insomma dobbiamo convincerci che la Terra ha una estensione limitata e risorse limitate e che dobbiamo stare bene attenti a non consumarle, pena la catastrofe. La domanda molto semplice è: riuscirà l’uomo a comportarsi razionalmente ed a diminuire rapidamente e drasticamente il suo numero e quindi il suo consumo di energia o andrà verso qualche forma di estinzione di massa ?

Al riguardo vi sono parecchi studi che dicono che già dal 2006 stiamo consumando beni non rinnovabili e che la Terra può sopportare al massimo 2-4 miliardi che vivano con uno stile di vita europeo. Neanche con quello americano.

Abbiamo davanti l’esempio dei Lemming, i piccoli roditori scandinavi. Per effetto di circostanze favorevoli, aumentano rapidamente ed enormemente di numero. Sono costretti allora ad emigrare.

Ne muoiono in quantità enorme, fino a quando l’equilibrio non si ristabilisce. Purtroppo l’uomo è peggio dei Lemming: è in condizioni di autodistruggersi totalmente e distruggere la vita. Dopo il 1950 vi era lo spettro di una guerra termonucleare tra Russia e America. Oggi il pericolo di una guerra totale si è un po’ allontanato. In compenso vi è la possibilità di un inarrestabile aumento dell’inquinamento e dell’effetto serra e di una drastica diminuzione della quantità di cibo disponibile.

Gli ottimisti pensano che si possa confidare nel naturale andamento dei fenomeni: lasciare fare al decremento della fertilità per la popolazione e al mercato per l’effetto serra. In effetti si va naturalmente verso fonti di energia meno inquinanti e meno costose : l’estrazione del petrolio o del carbone costerà alla fine di più della produzione di pannelli solari dell’energia nucleare. Ma il successo di una politica di questo tipo non è certo. E, dato che si tratta per l’umanità di una quasi completa estinzione o almeno di una riduzione catastrofica, come quella dei Lemming, , sembra stupido rischiare.

Oltre che criminale. L’uomo non ha bisogno solo di cibo, ma anche di scuole, ospedali, vita sociale. E anche di spazi, di verde, di un contesto naturale in cui –come ha fatto per 200.000 anni – conviva armoniosamente con gli altri abitanti del pianeta. Perché l’umanità deve rinunciare a vivere bene , come è suo diritto, in un ambiente naturale, sano e piacevole, semplicemente per lasciare a giovani donne la possibilità di fare tutti i figli che vogliono? Il fare figli ha ormai un impatto sociale devastante. E’ ovvio che debba essere regolato. La crescita che si è avuto e si ha in parecchi Stati è assolutamente anomala ed innaturale.

Ci sono Stati che sono vere e proprie polveriere. La Nigeria, che aveva 35 milioni di abitanti nel 1950, ne ha adesso 150 milioni. Una crescita che gli italiani non hanno fatto in 2000 anni: noi, dall’epoca di Cristo ad adesso, siamo passati da 20 milioni a 60 milioni: 3 volte. La Nigeria è aumentata più di 4 volte in 60 anni. E, continuando con questo ritmo, la Nigeria si avvia a avere 480 milioni di abitanti nel 2050. Era uno dei paesi piu’ ricchi dell’Africa, ma già adesso il 35% dei migranti che arrivano da noi provengono da questo paese. E la sua economia si basa in gran parte sul petrolio, che non durerà ancora molto a lungo. Immaginate cosa succederà quando 480 milioni di nigeriani non avranno più da mangiare. E rendiamoci conto della criminalità dei governi che permettono questa filiazione incontrollata.

Facciamo qualche semplice calcolo: una crescita dell’1% annuo della popolazione sottintende già problemi gravissimi. Se, come l’Italia del 1860, vi erano 20 milioni di abitanti, si avevano ogni anno 200.000 individui in più. Ma questo significava 7.000 aule di asilo e di scuola in più. Formazione di altrettanti maestri. E 200.000 posti di lavoro in più. Ogni anno. E case in maniera adeguata. Un corrispondente aumento di posti in Ospedale e poi in Ospizio e poi in Cimitero. Capite bene che una economia in espansione, per qualche fortunato evento tecnologico, tipo la scoperta del petrolio, può –forse – sopportare, ma solo per qualche anno, un tale impatto.

Ma una crescita del 3% è assolutamente ingestibile. Quando i Veneti ed i Meridionali dopo il 1860, hanno continuato a fare, nonostante la diminuzione della mortalità infantile per le migliorate condizioni igieniche (creazione dei medici condotti, vaccinazioni ecc.), dieci figli e più, abbiamo avuto in effetti un aumento del 3% . Che ha causato la più grande migrazione che si sia avuto tra i popoli europei. Con l’emigrazione, l’aumento reale è sceso all’1%. Ma nonostante questo abbiamo avuto gli acuti problemi sociali della fine del 900, che sono poi culminati nel fascismo.

C’entra poco l’assetto sociale, che sia comunista o capitalista o qualsiasi altro assetto politico. Non è che i ricchi mangino 10 volte di più dei poveri. Se non c’è abbastanza cibo, è chiaro che non ce ne è per i più poveri. Ma non è che venga mangiato dai ricchi. Non ce ne è in maniera assoluta. Come pure le strutture sociali non riescono a reggere l’impatto: non ci sono ne’ lavoro, ne’ scuole, ne’ ospedali. Insomma non ci può essere un aumento di popolazione di questo tipo che non produca disastri economici e, quanto meno sociali. Abbiamo tutti gli esempi che vogliamo.

Il Messico era diventato nel 1966 e con 37 milioni di abitanti un paese pacifico e civile, dopo i sussulti delle rivoluzioni e delle guerre civili dei primi anni del 900. Adesso e’ un paese in preda ai signori della droga con continui ondate di migranti verso gli stati Uniti e in pieno sfacelo sociale. Ha 128 milioni di abitanti. Nella stessa situazione sono l’Algeria e l’Egitto. Sono passati l’uno da 26 a 80 milioni di abitanti. L’altro da 10 a 42. Ma sono paesi aridi che vivono prevalentemente dei proventi del petrolio. Quando questo finirà, moriranno in larga parte o elimineranno le popolazioni vicine, occupandone il territorio. L’attuale situazione è pre-catastrofica.

Ma gli eventi catastrofici sono repentini e drastici. Se il traballante sistema economico mondiale cominciasse a cedere. Se ci fosse a causa della siccità o di altro, un certo numero di anni con produzione agricola ridotta, comincerebbero tali e tante turbolenze, guerre, guerricciole, emigrazioni di massa, pestilenze da ridurre l’umanità ad un decimo o poco più. Se a ciò si aggiungesse qualche guerra termonucleare, la sopravvivenza del genere umano sarebbe assai incerta. E questo supponendo che non venga interrotto il ciclo del Carbonio ed il riscaldamento globale non si accentui troppo: allora sarebbe veramente la fine del mondo.

Già ora, del resto, le risorse alimentari stanno diminuendo. Aumenta il numero dei poveri al limite della sopravvivenza. L’Africa è in uno stato di endemica siccità. I paesi più accorti, come la Cina, stanno furbamente ( e silenziosamente) acquistando enormi quantità di terra nei paesi meno popolati

Un vergognoso silenzio

Il problema demografico è l’unico vero grande problema dell’umanità. Ma pochi ne parlano. Vi sono vari motivi. Intanto ci sono grande differenze nella densità di popolazione tra i vari Stati. Un abitante della Russia, che ha un densità media di 8 abitanti per km2, avvertirà il problema solo in via teorica, se lo avverte. Così come gli abitanti del Nord America: sono ca. 20 abitanti per km2, contro i nostri 200 per km2. Si potrebbe pensare di equalizzare la densità dei vari paesi. Ma non è possibile: a parte il fatto che è meglio vivere in Nigeria che in Siberia, noi abbiamo bisogno degli alberi. Ce ne sono già troppo pochi. Non possiamo riempire di gente la Russia o il Canadà o il Brasile.

Sono i nostri polmoni verdi : teniamo sempre presente che le città possono sopravvivere solo se, da qualche altra parte, vi sono grandi estese boschive che gli generano l’ossigeno necessario, nonchè estese culture che gli permettono di mangiare. Ma questo non e’ ancora sufficientemente chiaro all’uomo medio che semmai comincia, per fortuna, ad avvertire l’effetto antipatico dei cambiamenti climatici. Nei paesi magari troppo popolati ma ricchi, come l’Europa ed il Nord America, nasce poi il fenomeno del rigetto del profeta di sventura.

La maggior parte degli uomini preferisce vivere alla giornata, senza pensare alle cose serie e quindi brutte, coltivando miti e passioni un po’ stupidi: il calcio, i divi della canzone, il gossip, il gioco. E poco altro. I governanti non sono molto migliori dei governati: la maggior parte dei paesi europei non ha alcuna capacità decisionale. La democrazia parlamentare non riesce, quasi ovunque , a scegliere i migliori. Sceglie quelli che hanno più glamour alle elezioni e che sono più atti alla sopravvivenza politica immediata. Ma che spesso hanno una capacità intellettiva – e si vede – molto al di sotto dell’accettabile. Infatti gli Stati più avanzati e reattivi sono la Cina e la Russia: oligarchie illuminate, in cui il processo decisionale è rapido e basato su criteri strategici e non tattico- elettorali.

Poi vi sono motivi ideologico – religiosi. Purtroppo, in Occidente, abbiamo subito l’influsso di quell’infausto detto della Genesi: “crescete e moltiplicatevi”. Per secoli le Chiese hanno predicato l’indiscriminata filiazione. Solo Paolo VI ha introdotto in una enciclica il concetto di paternità responsabile: fate i figli che potete allevare con decenza.

Peraltro il concetto non è mai stato divulgato come meritava. E anche in successivi lavori, come “Evoluzioni demografiche” del 1994, si prendeva in esame il fenomeno della riduzione della fertilità sottintendendo che si poteva lasciare fare alla Provvidenza. Solo il grande Ratzinger ha affermato, nel discorso di Ratisbona, che non ci può essere Verità rivelata che vada contro alla Ragione. Ratzinger parlava in realtà dei precetti del Corano (Sura della Conversione in particolare) che impone di fare la guerra e di uccidere quelli che non si convertono all’Islam. E’ una cosa irragionevole e quindi non può essere né da Dio, né vera. Ma il concetto si estende a tutto. In particolare Dio, oggi, non può chiederci di moltiplicarci

E non c’è bisogno che ce lo dica: basta la nostra ragione. Purtroppo adesso è arrivato Bergoglio, portavoce di un vetero-marxismo ottocentesco, che non e’ in grado di neanche sfiorare il problema. Nelle altre religioni non va meglio: nell’Islam abbiamo assistito allo sconcio degli Iman che predicavano di fare più figli dei cristiani in modo da sopraffarli col numero. E infatti la popolazione musulmana del Bangladesh ,che ha la spaventosa densità di 1069 abitanti per km2, continua ad avere un tasso di crescita di 1,21%/anno. Ma anche l’India, che è invece induista, cresce dell’1,23%, pur avendo raggiunto 1,3 miliardi di abitanti e una densità di 352 abitanti per km2. Pakistan, India e Bangla Desh sono il grande problema dell’Asia. Insomma sembra che le grandi religioni non abbiamo più la capacità di offrire soluzioni ai maggiori problemi dell’uomo. Anzi all’unico grande problema che abbiamo davanti: ce la faremo a sopravvivere?

Il Club di Roma

Non c’è solo stato, per fortuna, il silenzio dell’opaco egoismo o della irragionevole superstizione. Già nel 1700 Malthus, un severo e irreprensibile prete anglicano, aveva osservato che la popolazione bianca del New England, in Nord America, stava crescendo in maniera esponenziale. Mentre le risorse crescevano in maniera lineare. Si andava verso la catastrofe. E quindi bisognava limitare le nascite. Malthus, che, coerentemente, ebbe tre soli figli, fu spernacchiato da tutti i preti per i successivi 300 anni, perché le sue previsioni sul New England sembrarono smentite dall’eccezionale sviluppo che lo stesso ebbe. Ma ovviamente aveva ragione. L’espansione del piccolo New England all’intera America del Nord e’ avvenuto tramite il totale sterminio dei pellerossa e l’espropriazione delle loro terre. Cosa che il pio Malthus non poteva sicuramente ne immaginare, ne auspicare.

Nel 1970 eravamo in piena espansione industriale. Era però era evidente agli spiriti più illuminati che l’espansione non poteva continuare indefinitamente: la Terra era limitata. Un grande italiano, Aurelio Peccei , ex manager della Fiat e Presidente della Olivetti, fondò, insieme ad altri, il Club di Roma, di cui fu il primo Presidente. Il Club di Roma voleva studiare il futuro attraverso l’esame matematico dell’andamento di 5 variabili: la crescita della popolazione, lo sfruttamento delle risorse, la produzione di cibo, l’inquinamento, l’industrializzazione.

L’elaborazione matematica fu affidata all’MIT. I risultati furono:

  1. Se l’attuale tasso di crescita delle 5 variabili continuerà inalterato, i limiti dello sviluppo su questo pianeta saranno raggiunti in un momento imprecisato tra il 2000 ed il 2100. Il risultato più probabile sarà un declino improvviso ed incontrollabile del cibo, della produzione e della popolazione.

  2. È possibile modificare i tassi di sviluppo e giungere ad una condizione di stabilità ecologica ed economica, sostenibile anche nel lontano futuro. Lo stato di equilibrio globale dovrebbe essere progettato in modo che le necessità di ciascuna persona sulla terra siano soddisfatte, e ciascuno abbia uguali opportunità di realizzare il proprio potenziale umano

Anche il lavoro del Club di Roma fu immediatamente circondato dalle beffe e dallo spernacchiamento degli imbecilli. Tanto più che, subito dopo la sua uscita, si ebbe un notevole incremento della prosperità globale. Peraltro, a 40 anni, di distanza le sue analisi si sono rivelate, purtroppo, tutte vere. Certo non tutto è stato previsto: le risorse di petrolio, ad esempio, erano più ricche di quanto si prevedesse nel 1970.

Altri parametri considerati non erano del tutto esatti. Ma l’analisi matematica non lascia dubbi: presto o tardi, tra il 2.000 ed il 2.100, avremo un evento catastrofico, se non mutiamo drasticamente il consumo di energia e l’aumento di popolazione. E più passa il tempo, più le possibilità di una crisi pilotata da noi e abbastanza indolore, diminuiscono. Il lavoro è stato rivisto nel 2006. Gli ultimi risultati sono illustrati nel grafico seguente;

norvegian business

Come si vede, si prevede una diminuzione rapida della popolazione, per effetto di mancanza di cibo e polluzione, a partire dal 2030. Ovviamente, essendo approssimate le condizioni iniziali su cui si basa il lavoro, non possiamo essere neanche certi del momento in cui la previsione si avvererà. E’ un po’ come quando si prevede il tempo: si sa che la bassa pressione ed il maltempo stanno arrivando, ma non si riesce bene a stimare il momento esatto in cui il fenomeno si manifesterà. Comunque 10 anni in più od in meno non contano molto nell’analisi del problema.

Brutti esempi concreti

Ma le precedenti considerazioni, anche se basate su dati scientifici, sono meramente teoriche o abbiamo qualche concreto esempio di collassi di popolazione dovuti al sovrappopolamento? Gli esempi sono purtroppo parecchi. Non parliamo ovviamente di collassi dovuti a guerre o a invasioni: gli Italiani che, nel 535, si riducono da 20 milioni a 5 milioni dopo i 20 anni della guerra gotica o la altrettanto drastica diminuzione dei tedeschi dopo la guerra dei 30 anni nel 1600 sono esempi tipici di collassi dovuti a guerre. Così nel 1258 e nel 1815 ci sono state le morie dovute alle grandi eruzioni vulcaniche. Le eruzioni vulcaniche di per sè causano pochi morti: solo le popolazioni direttamente coinvolti nelle colate di lava o nei diretti effetti dell’eruzione. Il problema deriva dalle ceneri che si diffondono nell’atmosfera su tutto il globo e che causano – se l’eruzione è massiccia – uno, due o tre anni senza estati. Durante quegli anni, non ci sono raccolti e, chi non ha riserve, muore di fame. E’ quello che è successo nel 1258 agli abitanti dell’Inghilterra, che si sono ridotti di un terzo, e agli irlandesi nel 1815.

Per avere esempi di quello che ci potrebbe succedere dobbiamo esaminare sistemi isolati, come è la terra, il cui collasso sia dovuto esclusivamente all’aumento di popolazione. Ne abbiamo alcuni esempi: gli Anasazi nel Nord America, i Maia nel centro America e, sopratutto, le isole Mangareva, Pitcairn, Henderson e Pasqua nel Pacifico. Nel collasso dovuto alla sovrappopolazione lo schema è abbastanza tipico: l’aumento di richiesta di cibo causa una sempre più accentuata deforestazione . La deforestazione provoca, dopo qualche anno, l’inaridimento del suolo ed il collasso nella produzione di alimentari. Spesso accompagnata dall’inaridimento di altre risorse, non rapidamente rinnovabili: cacciagione, allevamento e , ovviamente, legno. A questi disastri seguono guerre, collasso delle religioni e della società, cannibalismo (l’uomo rimane per lungo tempo l’unica fonte alimentare relativamente abbondante) e drastico abbassamento della popolazione a livelli molto minori dei precedenti. Se non l’estinzione completa. L’isola di Pitcairn ne è un esempio: è l’isola dove hanno trovato rifugio gli ammutinati del Bounty, che lì hanno fatto una piccola comunità tuttora esistente. Quando sono arrivati quelli del Bounty, l’isola era totalmente disabitata. Pochi però sanno che era stata colonizzata intorno all’anno 1000 dai polinesiani che vi avevano prosperato e si erano estinti, qualche centinaio di anni prima, dopo avere depredato, secondo lo schema precedente, tutte le possibili risorse.

L’esempio però più agghiacciante perchè molto noto e molto ben studiato, è quello dell’isola di Pasqua. L’isola di Pasqua è formata da un gruppetto di 3 vulcani emersi dalle profondità del Pacifico. Ha 171 kmq di superficie, con una altezza massima di solo 390 mt. E’ come un quadrato di appena 13 km di lato. E’ nel mezzo dell’Oceano Pacifico a più di 2.000 km di distanza dal gruppo di isole più vicine. Il gruppo, appunto delle Pitcairn. Fu colonizzata nell’anno 900 d.C. da un gruppo di abili navigatori polinesiani, a bordo di grosse piroghe con bilanciere, ricavate da un unico grande albero. Gli indigeni ricordavano lo scopritore come Hotu Matu’a, il Grande Genitore, che era arrivato -secondo la tradizione – sull’isola con mogli , 6 figli, maiali, polli e sementi e, sicuramente, qualche compagno. Proveniva dalle Pitcairn: recentemente una piroga analoga è riuscita ad arrivare da Mangareva nelle Pitcairn a Pasqua in 17 giorni. Sull’isola arrivò nel giorno di Pasqua del 1722 il navigatore olandese Roggeven, seguito due anni dopo da Cook, che descrisse gli indigeni, circa 3.000 individui, come piccoli, scarni, timidi e infelici. L’isola era completamente desertica ma caratterizzata da quelle enormi stupefacenti statue per cui è nota in tutto il mondo: ca. 887 statue tra quelle in costruzione, quelle abbattute e quelle dritte. Mediamente alte dai 5 ai 6 mt, ma con una di 21 mt. Ma l’alzare e il trasportare quelle statue richiedeva enormi slitte di legno, funi fortissime e tutta una serie di strumenti che potevano essere ricavati solo da grandi foreste con grandi alberi.

Oltre a, naturalmente, una popolazione numerosa, ben nutrita e con molto tempo a disposizione. Ma dove erano questi alberi se l’isola sembrava un deserto con pochi cespugli di 3 metri, al massimo, di altezza? Oggi tramite il lavoro di decine di archeologi che hanno lavorato per anni sui resti del cibo degli isolani, sui loro scheletri, sui resti degli animali e degli alberi dell’isola, possiamo ricostruirne la storia, almeno a grandi linee, con assoluta sicurezza. Quando il Grande Genitore sbarcò su Pasqua, l’isola era totalmente ricoperta da grandi foreste, come del resto le altre isole polinesiane. Foreste formate in gran parte da una variante più grande della palma da vino cilena: un albero che oltre le grandi noci, secerne un liquido zuccherino con cui si fa un vino, che con le foglie permette di costruire tetti per le capanne, recipienti, vele per le imbarcazioni.

E i cui tronchi formano le grandi piroghe con cui i polinesiani hanno conquistato il Pacifico. Insomma un albero di cui, come col maiale, si consuma tutto. Un albero, per inciso, che era lì da almeno 30.000 anni e che aveva superato indenne tutte le variazioni climatiche possibili. I resti del cibo degli isolani fino al 1200-1300 mostrano il consumo di delfini, tonni, uccelli marittimi e terrestri. Oltre, naturalmente, polli, maiali e i tradizionali vegetali dei polinesiani: patate, taro, banane, canna da zucchero. La popolazione crebbe costantemente fino a raggiungere i 20.000 -25.000 abitanti. Una densità di 140 abitanti/ km2: troppa per le risorse dell’isola. Era divisa in 12 tribù coordinate da un sommo capo di tipo sacerdotale.

La costruzione delle statue cominciò presto Intorno al 1000. Probabilmente la religione, anche in questo caso analoga a quella delle altre isole polinesiane, consisteva nel culto degli antenati e ogni tribù tendeva a tributare ai propri antenati il culto migliore costruendo statue sempre più grandi. La popolazioni e le statue continuarono ad aumentare distruggendo progressivamente le foreste: Tra l’altro gli isolani usavano bruciare i morti e questa pratica richiedeva, anche lei, molta legna. Non sappiamo quando l’ultimo albero fu abbattuto. Sicuramente intorno al 1600. E subito dopo iniziò anche la diminuzione delle culture: il suolo si inaridiva e l’isola diventava un deserto. La popolazione comincia a diminuire rapidamente. La dieta non comporta più pesce di alto mare: non ci sono più piroghe per pescarlo. Nè uccelli e maiali: li hanno mangiati tutti. Si limita a polli e ai vegetali. Ed ai vicini di casa. Si trovano tracce di cannibalismo e di lotte feroci. La religione tradizionale viene violentemente rifiutata. Le grandi statue vengono abbattute. La Provvidenza e la buona sorte che i sacerdoti assicuravano garantita dal culto degli antenati, si è dimostrata una bufala. Viene sostituita dall’anarchia e da feroci culti cannibalici. Un secolo dopo Cook trova le poche migliaia di individui piccoli, infelici e scarni.

Il seguito, per inciso, è ancora più tragico. Gli europei portano il vaiolo, che decima i pochi superstiti. Nel 1864 1.500 indigeni , quasi tutta la popolazione, vengono portati via schiavi dai peruviani. Nel 1871 vi sono sull’isola solo 111 individui. Adesso stanno lentamente aumentando: vivono di turismo. Finalmente le grandi statue degli antenati stanno diventando utili.

Certamente l’esempio dell’isola di Pasqua non è di molto conforto: dimostra che l’uomo è molto stupido e molto poco razionale. Ed è capace perfettamente di autodistruggersi. E, se non riesce ad eliminarsi completamente, riesce benissimo a rendere la sua vita miserabile ed a distruggere quella vernice di civiltà che è riuscito a darsi.

La situazione

Nel sottostante riquadro abbiamo indicato i parametri demografici di alcuni stati più significativi. Per primi abbiamo messo gli Stati a crescita incontrollata. Il peggiore è l’Etiopia: uno stato di antichissima civiltà che, evidentemente, è stato, in questi ultimi 50 anni, profondamente destrutturato. Ha avuto una crescita spaventosa ed è diventato, ovviamente, lo Stato più povero.

Nell’esaminare i dati bisogna però tenere presente che ogni Stato ha le sue peculiarità. Per esempio la densità di popolazione è molto importante per capire la situazione. Però un conto è avere un’alta densità in un territorio fertile, un conto è la densità di un territorio desertico . Praticamente l’Egitto e l’Iran, che sono formati soprattutto da deserto, stanno scoppiando esattamente come il Bangladesh, la Nigeria ed il Messico. Tutti gli Stati del primo gruppo possiamo tranquillamente definirli stati canaglia e hanno tutti gravissimi problemi sociali . Sono Stati che vanno obbligati al più presto ad una seria politica di denatalità. Oltre a questi vi sono, e non li abbiamo indicati, gli Stati dell’integralismo musulmano: Arabia Saudita ecc.

Non sono importanti dal punto di vista numerico, ma sono anche essi preda si una crescita incontrollata: sono scatoloni di sabbia, in cui –finito il petrolio – sarà possibile sopravvivere a molto pochi Poi sono stati indicati 4 grandi Stati ad alta civiltà e industrializzazione. Infine due stati europei

Paese

Area

(mil. km2)

Ab/km2

Tasso% cresc./anno

Abitanti (mil.)

Abitanti nel 1966

Fatt.moltipli. dal 1966

Tasso                      medio % cresc./ anno dal 1966

Nati/donna

PIL/

capite($)

Mondo

134,94

52

1,14

7000

3500

2

U.E.

4,32

113

0,3

486

400

1,21

1,55

Etiopia

1,11

76

2,5

102

16

6,4

10,74

4,3

1800

Pakistan

0,8

260

3,55

193

43

4,5

7

3,5

5000

Messico

1,9

57

1,3

127,5

38

3,34

4,6

2,21

17000

Bangladesh

0,15

1092

1,1

147

51

3,2

4,4

2,14

3600

Iran

1,65

42

1,2

68

21

3,2

4,4

1,68

7000

Egitto

1

79

2

79

26

3,03

4

3,3

11000

India

3,3

385

1,2

1266

439

2,88

3,82

2,4

Nigeria

0,9

174

2,6

160

55,6

2,87

3,74

2,6

6000

Canada

10

3,3

1,2

33

19

1,7

1,4

1,59

45000

USA

9,6

31

0,7

298

188

1,6

1,2

1,84

55000

Russia

17

8,4

-0,2

142

124

1,14

0,28

1,27

25000

Cina

8,9

143

0,48

1385

700

1,98

2,56

1,57

7683

Francia

0,54

95

0,45

65,5

50

1,31

0,6

2,01

41000

Italia

0,3

201

-0,2

60

52

1,15

0,48

1,37

30000

Che fare?

Il che fare è semplice da dirsi: basta convincere (o obbligare) tutte le donne a non fare più di due figli e basta convertire tutta la produzione di energia termica in energia solare e nucleare. Sono dei provvedimenti che –oggi –da un punto di vista tecnico sono perfettamente possibili. E che sono stati già fatti, o si stanno facendo, con ottimi risultati in Cina. La Cina è passata in 30 anni, con la politica del figlio unico, da quasi il 3% allo 0,48% di incremento di popolazione per anno. La politica del figlio unico non è stata più necessaria in questi ultimi anni e, infatti, oggi ogni donna ha il permesso di fare due figli. Nel frattempo peraltro le donne si sono abituate a contenere spontaneamente le nascite: nella realtà ogni donna cinese non fa più di 1,57 figli Per quanto riguarda l’inquinamento vi è stata una tale moria di cinesi negli anni scorsi per tumori e malattie polmonari che il governo ha deciso la costruzione di 27 centrali nucleari e l’abbandono del carbone il più rapidamente possibile.

Quello che è possibile ad un governo deciso e illuminato, non è facile però altrove (anche se è indispensabile). Vi sono problemi enormi, sia individuali che legati alla cecità dei vari Stati. Ad esempio, noi, da sempre, siamo stati abituati a pensare alla bellezza di una famiglia numerosa ed a come è dolce essere circondati dal sorriso dei bimbi. Anzi ci è stato insegnato che la regolazione delle nascite è un grave peccato contro Dio. Se si faceva l’amore non si dovevano usare metodi contraccettivi. E poi non ci sono gravi e insormontabili problemi in un invecchiamento della popolazione?

Chi pagherà le nostre pensioni? Diciamo che ai primi problemi ha già risposto Ratzinger: il vero, grande peccato è andare contro Ragione. E non è tempo di sentimentalismo imbecille e buonismi idioti, che ci porterebbero alla catastrofe. E’ una situazione in cui è necessario sacrificare le nostre convinzioni, le nostre care e vecchie abitudini, le nostre inveterate credenze per il bene dell’umanità, per salvare il salvabile. Anzi per ritornare ad una vita più naturale: per tutti i 200.000 anni di vita dell’homo sapiens, ogni coppia ha avuto mediamente due-tre eredi: quelli che arrivavano fino all’età della procreazione. Bisogna immediatamente tornare a quella situazione. Una donna che procrea più di due figli o è una egoista criminale o è una ignorante. Spesso tutte e due
Per quanto riguarda le pensioni, si tratta di problemi facilmente risolvibili col ritorno ad un pò di socialismo. Intanto ogni essere umano ha sempre lavorato , più o meno, fino a 5 anni prima della morte. Non si capisce perché non dovremmo farlo anche noi. Certo ci sono i lavori usuranti e quelli ripetitivi e alienanti. Beh, potrebbe essere programmata una socialistica rotazione del lavoro: chi ha fatto l’impiegato statale passerà a lavorare nella siderurgia e viceversa. Peraltro non ve ne sarà bisogno: siamo alla vigilia di una nuova, grande rivoluzione tecnologica: la rivoluzione robotica.

Tra poco gli uomini non avranno più bisogno di lavorare. Anzi l’avere un lavoro sarà un raro privilegio. E di lavori per l’uomo ne rimarranno assai pochi (altro motivo per essere molti di meno).
A livello internazionale ogni nazione deve vivere nel suo territorio e del suo territorio. Non può pensare di invadere il territorio altrui né con la forza, né con l’emigrazione. Non ci sono più spazi disponibili. Quelle terre pressoché disabitate che gli Europei hanno trovato nelle Americhe non esistono più in nessuna zona della terra. E quindi ogni stato sarà obbligato a gestire la sua politica energetica e la sua demografia in maniera corretta e responsabile. La comunità internazionale dovrà dare tutta l’assistenza finanziaria per la riconversione energetica e per le politiche di denatalità ai singoli Stati.

E dovrà respingere invece con la massima energia i tentativi di immigrazione incontrollata che non fanno altro che eludere e incancrenire le vere ragioni del problema. Uno Stato che non si comporta in maniera responsabile verso il resto dell’Umanità, sarà considerato uno stato canaglia, indegno di far parte del consorzio umano e con cui non si devono né si possono avere rapporti. Non c’è bisogno di pensare alla forza: bastano provvedimenti economici. Se non compriamo più il petrolio nigeriano o i prodotti egiziani, quegli stati si convertiranno rapidamente e autonomamente alla denatalità ed alla ecologia. Certo i problemi sono immensi. Ma sono dovuti soprattutto alle potenze che, ancora oggi, nel bene o nel male, condizionano, almeno in una certa misura, le idee e il percorso della umanità: l’America e l’Europa. Ambedue sono, per motivi diversi, immobilizzate e anzi dannose.

L’America non sente il problema demografico. Comincia però a sentire i problemi dovuti al cambiamento climatico. E’ peraltro caduta in questi ultimi anni, in mano di quella immorale plutocrazia che sono i finanzieri e gli industriali del web. Manca di ideali e vive grossi problemi sociali. La differenza tra le classi povere ed i ricchi stanno rapidamente aumentando. Le teorie del politically correct stanno uccidendo la libertà di pensiero e, anzi, creano quel pensiero unico così comodo e così caro ai potenti. Peraltro l’America è un paese giovane e con risorse morali e di energia enormi, da cui ci si può aspettare colpi di coda libertari e scientifici.

L’Europa, quella occidentale almeno, – gli stati dell’Est sono molto diversi – è stata fino a pochi anni fa la depositaria di quell’inestimabile patrimonio di sapienza scientifica ed umana che poteva indicare le soluzioni più razionali ai problema di cui stiamo parlando. Oggi vive una crisi genetica, biologica e morale probabilmente irreversibile. Sono paesi vecchi e come tutti i vecchi sono incapaci di decidere e di fare alcunché che non sia la quotidiana miserabile sopravvivenza. Gli alto-borghesi che formano le classi dirigenti sono ignoranti e degenerati: rifiutano l’antica sapienza europea e si cullano in banali scopiazzature delle mode che vengono dall’America, senza peraltro averne l’energia e la profondità morale. Come risultato trascurano i grandi problemi e si concentrano su problemuzzi irrilevanti o inesistenti: l’omofobia, il razzismo, gli LGBT, il veganesimo, l’animalismo.

Sono profondamente corrotti da 50 anni di lusso sfrenato, che come già avevano osservato i Romani, è fonte di decadenza. Nei riguardi del fenomeno della sovrappopolazione, oscillano tra il furbesco sfruttamento dei migranti e il buonismo ignorante, senza minimamente andare alla radice del problema. Forse l’unica possibilità è che il popolo, che ancora vive la vita in maniera abbastanza dura e seria, riesca a prendere il potere e spazzi via questa borghesia inutile e dannosa.

Insomma che America ed Europa –come entità statali – prendano coscienza del fatto che siamo ad immediato pericolo di estinzione è poco probabile. Bisogna contare sui singoli. Sulla capillare informativa del problema a livello dei singoli in tutto il mondo. Creare dei missionari che si dedichino alla istruzione delle donne dei paesi sottosviluppati, come le nobili francesi del 1700, ed all’insegnamento delle tecniche di utilizzo delle energie rinnovabili. Bisogna promuovere, specie tra i giovani dei paesi emergenti, la nuova grande missione, il nuovo grande ideale : scongiurare il suicidio dell’umanità. Non più o non solo “save the children” , ma “avoid the children”.

Vi è una sola altra speranza. La Cina sta portando avanti un piano di massicci investimenti in Africa. Una specie di piano Marshall, che costruirà tutte le infrastrutture dei paesi africani e che sarà accompagnato da una forte emigrazione cinese. Si parla addirittura di 500 milioni di cinesi che si trasferiranno in Africa. E a quel punto non vi è dubbio che la politica del figlio unico adottata in Cina verrà introdotta anche in Africa. E forse sarà la salvezza di tutti.

In un simposio scientifico tenuto recentemente in Australia sono state indicate le uniche 3 possibili opzioni per uscire da questa drammatica situazione:

  1. bloccare le nascite per un decennio, cercando di riportare l’umanità ad un numero sostenibile per le risorse del pianeta:

  2. colonizzare altri pianeti;

  3. Scatenare una guerra globale per le ultime risorse del pianeta capace di eliminare tre quarti degli uomini, per poi ricominciare.

Non c’è bisogno che vi dica quale è la soluzione più probabile